lunedì 29 luglio 2013

Panino al prosciutto


Panino al prosciutto
  
Un romanzo di (de)formazione duro e commovente nello stile del miglior Bukowski









Con "Panino al prosciutto" il buon Bukowski porta in scena il suo consueto alterego, Herry Chinaski, negli anni che vanno dalla preadolescenza alle soglie dell'età adulta. Nonostante sia stato pubblicato succesivamente, questo romanzo, può essere visto come il prequel di "Post Office", dove un Chinaski ormai adulto, rassegnato, ubriacone, e donnaiolo vaga per le strade di Los Angeles cercando di svolgere, a modo suo, la professione di postino.
Il titolo originale, "Ham on rye", gioca con quello orginale del "Giovane Holden" di Salinger, cioè "The catcher in the rye", richiamando probabilmente l'affinità di tematica e struttura, in quanto anche Panino al prosciutto tratta di una vicenda fortemente autobiografica, narrata dal punto di vista del protagonista e riguardante prevalentemente gli anni adolescenziali.

Henry Chinaski è nato in germania ed è emigrato con la famiglia a Los Angeles durante gli anni della "grande depressione". La vita del giovane Henry non è affatto facile. Tanto per cominciare la situazione in famiglia è pessima.
Il padre è un uomo violento e autoritario, sempre arrabbiato e in collera con la realtà che lo circonda. Esce tutte le mattine facendo finta di andare al lavoro, ma in realtà è disoccupato. Sembra essere ossessionato dal dimostrare agli altri di essere qualcuno, di mantenere un controllo e un autorità che tuttavia non riesce mai a giustificare a pieno. Il suo rapporto con Henry è fortemente conflittuale. Il ragazzo viene obbligato dal padre a stare alle sue regole e a svolgere mansioni a modo suo ( ad esempio tagliare il prato), Henry si impegna a farlo, ma nonostante questo viene spesso punito violentemente e immeritatamente. Bukowski ci presenta il padre come una figura fortemente ostile, ipocrita e meschina. E' un modello di vita da evitare e simbolo di una frustrazione esistenziale che deve quindi sfogarsi con individui più deboli : il figlio, la moglie, i parenti falliti.
La madre è una figura lontana e assente, ci viene presentata in una luce migliore rispetto a quella del padre, ma comunque non fa niente per risollevare l'umore e le sorti del povero Chinaski, essento totalmente assoggettata alla figura del padre.
Si potrebbe pensare che Henry trovi un pò di sollievo fuori da casa, nella sua vita scolastica o nelle sue amicizie. Ma non è così. Studente mediocre, svogliato, apatico e asociale, Henry sembra essere in contrasto con tutto ciò che lo circonda. Non prova simpatia per i ragazzi della sua età, i pochi che lo seguono li considera dei buoni a nulla e fa di tutto per liberarsene il prima possibile. Man mano che si prosegue nella vicenda la figura di Chinaski assume i caratteri di una sorta di bullo anti-conformista. Nichilista, spregiuticato, irriverente, Henry cresce allenandosi negli sport, mettendo alla prova la propria forza fisica, facendo a pugni per motivi futili e attacando brighe spesso e volentieri.
L' entrata nell'adolescenza segna il passaggio da un'infanzia già buia e velata da una profonda tristezza ad un'età fatta di giornate senza senso, di risse di quartiere, di baldoria con compagni occasionali. Nel frattempo Chinaski conosce il piacere del bere, facile via per dimenticare le nefandezze della vita, e la biblioteca, luogo sacro e silenzioso dove rifugiarsi nei libri e negli autori, che sembrano essere gli unici e più sinceri amici del ragazzo.
Nella ricetta di disperazione, botte, alcol, anticonformismo, ironia, autodistruzione e sarcasmo del giovane Chinaski, Buk sembra lasciare un pò in disparte un elemento che è da sempre protagonista della sua produzione, ovvero la sfera sessuale. Henry pensa alle donne, ma quelle che aleggiano nella sua mente sono per lo più entità astratte. Le ragazze vere fanno parte di quel mondo che il ragazzo rifiuta e odia con ferma ostinazione. Henry si sente inadeguato e così, come cerca la solitudine dalle persone che lo circondano, non si spinge nemmeno al tentativo di conoscere e approcciare il gentil sesso. La sfiducia nel mondo e negli altri sembra davvero assumere caratteri universali.
 L'espressione di questo rifiuto degli altri, del mondo e perfino di se stesso può essere la drammatica descrizione dell'acne distruttiva della quale Henry è affetto. L'acne, oltre ad essere un disturbo della salute e una sfogazione epidermica dolorosa ed esteticamente orripilande, sembra essere anche l'esterorizzazione di una sensazione di inadeguatezza. Il corpo segnato dalle cicatrici e dai brufoli è l'immagine di un ragazzo che si vergogna della sua natura, che è insicuro nelle relazioni, costretto ad assumere il personaggio del duro della strada per darsi un tono, per trovare un'entità nella quale rifugiarsi dalla confusione e l'oscurità di un esitenza che sembra non aver nessun sentiero su cui procedere.
Chinaski nonostante le difficoltà riuscirà ad arrivare alla fine delle superori e ad affacciarsi senza speranze al mondo degli adulti, con la prima esperienza lavorativa e la svogliata frequentazione del college.
La vicenda si chiude simbolicamente in una giornata storica: è il 7 dicembre del '41. Le radio annunciano l'attacco a Pearl Harbor e la successiva entrata in guerra degli Stati Uniti. Chinaski sta facendo un giro con il suo amico Beker, aspirante scrittore che nel frattempo si è arruolato nei marines ed è quindi costretto a  tornare alla base. Henry rimane solo ancora una volta, senza un amico, senza una patria per cui combattere, senza un sogno da realizzare, vagabondo e frastoranto in una Los Angeles che sembra offrirgli solo la prospettiva di un futuro ancora più oscuro e degradante.



da PensieriParole <http://ww    eriparole.it/aforismi/stati-di  Panino al prosciutto è un romanzo caratterizzato da una sincerità disperata e quasi commovente. Lo stile di Bukowski è come al solito chiaro, scherno, diretto e senza fronzoli. I dialoghi sono semplici e dotati di una naturalezza disarmante. L'opera, pur essendo invasa da una negatività perpetua che attacca ogni sequenza della vicenda, non manca però si strapparci un sorriso amaro, grazie all'onnipresente sarcastica ironia, quasi dionisiaca, di Bukowski. Henry Chinaski è l'immagine di un ragazzo anticonformista che è in netto contrasto con tutto ciò che lo circonda. Egli non sogna di riscattare la sua brutta situazione di partenza, non sogna di diventare qualcuno, non aspira a nessun successo e nessun obiettivo.


Era un sabato sera di dicembre. Ero nella mia stanza e stavo bevendo molto più del solito. Mi accendevo una sigaretta dietro l'altra pensando alle ragazze, alla città, e agli anni che avevo davanti a me. Guardavo davanti a me e non mi piaceva quasi niente di quello che vedevo. Non ero un misantropo o un misogino ma mi piaceva star solo. Si stava bene seduti tutti soli in uno spazio ristretto a fumare e a bere. Avevo sempre fatto ottima compagnia a me stesso.


Chinaski cerca una libertà forse utopica, un isolamento da tutte le convenzioni sociali attraverso un comportamento menefreghista, duro, nichilista, scabroso e autodistruttivo andando incontro, forse troppo presto, alla frustrazione e delusione di vedere una realtà che non è mai come si vuole. Henry Chinaski è allora l'amareggiato e l'inappagato per eccellenza. Colui che, nonostante la maniacale opposizione ad ogni conformismo, non è riuscito a trovare la pietra angolare della sua esitenza, nemmeno perseguendo l'ideale libertario più spregiudicato. Un libro spietato come un pugno nello stomaco, ma nello stesso tempo ironico, scorrevole e, a tratti, quasi commovente nello stile del miglior Bukowski. Da leggere.

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