martedì 10 giugno 2014

Blatta




"Io volevo solo stare tranquillo. Non volevo che l'ansia di una morte che mi ponesse di fronte alle mie responsabilità, mostrandomi quanto male avessi vissuto. Ora la morte non è più un problema. Tante cose non mi sono chiare, lo ammetto...ma la curiosità non è più tra le mie priorità. Ho la vita eterna, posso permettermi di rimandare domande e risposte".

Libertà e sicurezza sono due termini che sembrano essere perennemente connessi all'interno delle nostre esistenze. Immaginando una sorta di semplicissimo rapporto proporzionale tra essi, si potrebbe dire che all'aumentare dell'uno sembra diminuire l'altro e viceversa. Se ci concentriamo dunque sulla libertà, quella che caratterizza l'uomo e la sua capacità di decidere della propria vita, dalle più piccole azioni quotidiane alle cosiddette "scelte della vita", capiamo subito di trovarci in una zona dove la possibilità positiva di muoversi secondo il proprio arbitrio in un campo vastissimo si incrocia, inevitabilmente, con l'incertezza della via da percorrere in questo stesso spazio.
La libertà, dunque, ci appare immediatamente come qualcosa che oscilla tra un diritto naturale, fondato sulla nostra stessa conformazione biologica e mentale, strumento di crescita personale e collettiva e un peso difficile da sopportare per ognuno, ancora più difficile da gestire se rapportato alla dimensione di equilibrio collettivo.
Qualche giorno fa ero in fumetteria e ho visto un volume dalla copertina bianca con uno scarafaggio disegnato che sbucava dall'angolo in alto a sinistra. Quella copertina così minimale mi attirato immediatamente. Ho preso in mano il volume, l'ho girato e sul retro campeggiava una sola frase: "l'uomo non è in grado di gestire la propria libertà". Ecco spiegata la mia breve riflessione iniziale. In questo post, infatti, parlerò di Blatta, meravigliosa e inquietante graphic novel  di Alberto Ponticelli, edita da Rw Lion per la collana Lineachiara, proposta anche con una variant cover tutta bianca, quella che ho avuto la fortuna di trovare io.
Blatta ci narra la storia di un uomo che vive in isolamento dal mondo esterno e dal suo stesso corpo. Eventi storici hanno portato alla clonazione e, di conseguenza, ogni uomo non può morire. Infatti, quando una persona muore, viene scongelato un altro corpo, un suo clone, che accoglierà il cervello del deceduto una volta riattivato. Tuttavia, il prezzo per questa immortalità, fatta di cloni e continue reincarnazioni in se stessi, non è stato basso. Il compromesso accettato dall'umanità per raggiungere questo nuovo equilibrio, dettato in particolar modo dal sovraffollamento, è un nuovo stile di vita basato principalmente su una totale assenza di libertà e contatti sociali. Ogni persona, infatti, vive in un loculo di dieci metri quadrati e gli è consentito spostarsi solo per andare al lavoro, ma il tragitto è velocissimo e compiuto sotto una particolare forma di anestesia totale. Ogni contatto con il mondo esterno e con il proprio corpo è severamente proibito, al fine di allontanare il rischio di ribellione al nuovo ordine stabilito.
Nella piccola stanza che ormai segna i confini del mondo di ognuno c'è anche una valigetta da usare "in caso di necessità", ma il nostro protagonista sembra non averne bisogno. Come tutti gli altri esseri umani, anche lui, ha accettato le stesse regole.
Quello appena descritto è lo scenario in cui vive il protagonista di Blatta, almeno fino a quando uno scarafaggio non si introduce nel suo loculo, sconvolgendo inaspettatamente la sua esistenza e catapultaldolo nel mondo esterno. Come sarà riappropriarsi di una dimensione ampia di movimento e scelta? Cosa succederà se il protagonista incontrerà qualche altro umano? Da questa piccola crepa casuale del sistema sgorgherà la linfa per un nuovo inizio o sarà solamente una piccola eccezione destinata ad essere presto soppressa, magari dallo stesso peso esistenziale della speranza di una svolta di portata universale?




L'opera di Ponticelli ci presenta un futuro distopico, dove l'uomo ha barattato la propria libertà con l'immortalità e la sconfitta della morte giudicatrice. La clonazione, massima frontiera e miraggio della biocibernetica, viene qui inquadrata come la possibilità tecnica capace di donare la vita eterna all'uomo attraverso la conservazione di se stesso. 
Nell'immaginario del clone abbiamo spesso l'idea di una riproduzione infinita di identici, di un processo che ci conduce, a livello iconografico, ad immaginare eserciti numerosi "stile Star Wars" e quindi alla possibilità di una continua moltiplicazione di uno stesso esemplare. In Blatta, invece, il clone è inserito all'interno di un processo circolare, che non va nella direzione di una moltiplicazione attiva di esseri vitali, ma, al contrario, punta ad un eterno ritorno dell'uguale, anche dal punto di vista del numero degli esemplari vivi. La morte di un esemplare e lo scongelamento del suo nuovo corpo, sembra essere l'unico movimento accettabile e sostenibile per mantere l'ordine generale così com'è.




Il comparto concettuale e immaginario legato alla clonazione viene espresso ottimamente anche dall'aspetto grafico dell'opera. Infatti, gli umani, vengono rappresentati come anonimi palombari che mantengono il loro casco anche quando si tolgono la tuta. Il fatto di non mostrare il viso, di occultare i tratti somatici, si collega benissimo a quel pensiero, espresso più volte anche da filosofi come Baudrillard, sull'inquietante scenario futuro popolato da "cloni acefali". Corpi vuoti, riprodotti e congelati al fine di ospitare cervelli di terzi, proprio come in Blatta, o di diventare "carne da macello", bacini di organi da cui servirsi a piacimento.
Proprio la riduzione a "nuda vita" sembra essere il fantasma che aleggia nella stessa idea di immortalità che viene presentata nell'opera di Ponticelli. Gli umani si alimentano attraverso tubi ed evacuano i loro bisogni biologici attraverso un catetere. Rifornimento energetico ed espulsione dei rifiuti. L'uomo assomiglia sempre di più ad una macchina biologica e sempre meno ad un animale in contatto con il suo corpo, caratterizzato dalla facoltà di esercitare il suo libero arbitrio. Come gli uomini coltivati in Matrix o la sagoma umana in posizione fetale, con gli orifizi collegati a grossi tubi di gomma, scolpita da Gormely in Sovereign State, anche i personaggi di Blatta esercitano i propri bisogni biologici all'interno di un meccanismo di controllo esterno, che punta solamente alla conservazione della mera stabilità vitale.




Sempre sul lato concettuale è interessante vedere come sia un'animale piccolo e schifoso, ma con grandi capacità di adattamento, a sconvolgere l'esistenza del protagonista. La vita che sfugge al controllo della macchina, che si insinua in una fessura e provoca una voragine. L'uscita dal loculo sembra così essere la possibilità della vita di tornare a svilupparsi in uno spazio ampio e ricco di possibilità, ma, senza svelare il finale, Ponticelli continuerà a dimostrarci quanto sia difficile per l'uomo gestire la propria libertà e l'incertezza che ne deriva.



Passando ora sul lato prettamente grafico, la prima cosa che mi viene da dire è che Blatta è qualcosa di percettivamente sublime e sconvolgente. Le atmosfere sono oscure e claustrofobiche, le linee sporche, tremanti e nervose. Gli ambienti sono un groviglio di tubi, palazzi, macerie e fessure che non hanno potuto non ricordarmi gli apocalittici scenari delineati da Tsutomu Nihei in Blame!. Le prospettive e le inquadrature hanno spesso angolazioni davvero ardite, dando uno strano senso di vertigine negli ambienti esterni e di oppressione in quelli interni. Le tavole sono di norma divise in grossi rettangoli che sembrano comunicare una sequenzialità fortemente cinematografica e un'estetica a volte quasi fotografica se osservati singolarmente. Non mancano, tuttavia, bellissime pagine uniche dove la bravura di grafica di Ponticelli viene esaltata in tutta la sua potenza espressiva.


Per concludere, Blatta è un'opera davvero straordinaria. L'autore riesce ad esprimere, in modo molto efficace, il grande problema umano riguardante la difficoltà di gestire adeguatamente la propria libertà, inserendolo nella presentazione di una situazione estrema, dove l'umanità ha deciso di accettare un compromesso che ha portato all'estinzione della libertà stessa pur di non dover sopportare il suo immane peso. Oltre a tutto questo, la forza di Blatta consiste nel farci ragionare su alcuni temi legati alla cosiddetta età biocibernetica, quella in cui, più o meno inconsapevolmente, viviamo. Primi fra questi temi, ovviamente, quello della clonazione e della riduzione a "mera vita". Inoltre, come se questo non bastasse, l'opera di Ponticelli è dotata di un comparto grafico straordinario, caratterizzata da tavole di rara potenza espressiva e perizia tecnica. Consigliatissimo.






2 commenti:

  1. Ciao Matteo,
    di Blatta vidi un video promozionale parecchio tempo fa e l'idea di Ponticelli mi colpì da subito, devo cercare di mettere qualche euro da parte per accaparrarmi il volume, dev'essere un albo davvero fuori dal comune.

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    1. Ciao Dario!
      Scusa il ritardo nella risposta, cmq credo che questo Blatta sia una delle cose più interessanti che mi è capitato di leggere ultimamente. I contenuti sono profondi e attualissimi e l'aspetto grafico è a dir poco impressionante. Se riesci a mettere via qualche soldo credo che davvero sia un ottimo acquisto;)
      Grazie per il commento e complimenti per il tuo blog come sempre
      A presto!
      Matteo

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