giovedì 23 luglio 2015

Krishna-Un viaggio interiore

"Perchè esistiamo? Quali sono i nostri desideri? La vita e le sue domande. A volte il loro peso è grave...ma io plano attraverso il mondo degli uomini sulle ali delle loro risposte. La mia storia parla della vita, perchè non è una storia su di me, è una storia sulla speranza"




Nell'ultimo periodo, a causa di alcuni impegni lavorativi, mi sono avvicinato (e appassionato) parecchio alla mitologia. Non che i miti non mi avessero mai interessato, tuttavia, mai come ora, mi era capitato di leggere e analizzare così tanti testi sull'argomento e provarci così tanto gusto. Perciò, forse spinto dall'onda di questa nuova ricerca, insieme al consueto fascino che gioca su di me il mondo orientale e alle ottime parole spese sull'autore e l'opera di cui presto andrò a parlare, mi sono deciso ad andare in fumetteria e prendere Krishna-Un viaggio interiore scritto e disegnato da Abhishek Singh ed edito dalla sempre ottima e lungimirante Bao Publishing.
Il protagonista del fumetto, come facilmente intuibile dal titolo, è Krishna. Quest'ultimo, come gran parte dei personaggi mitici e religiosi, si presenta come un essere di diversa natura a seconda della tradizione nella quale lo inquadriamo. Krishna, infatti, agli occhi di un laico occidentale, appare come un affascinante e antico mito, un personaggio protagonista di vicende in cui il sovrannaturale e il terreno si incrociano continuamente nel grande tempo dei primordi, quello della mitologia. Per un Hindu di corrente Vaisnavita, invece, è uno degli avatar del dio Vishnu, protettore del cosmo e del Dharma, la legge naturale che tutti gli esseri devono accettare e seguire poichè l'universo conservi la sua armonia. Infine, per un Krishnaita, Krishna è l'essere supremo stesso e non una delle sue manifestazioni.


Avendo a che fare con una figura così complessa, che porta con se un infinito bagaglio di storie, tradizioni, culti e interpretazioni, ne risulta che l'opera di Singh metta in scena una vicenda fortemente stratificata e frammentaria, ricca di personaggi, associazioni e situazioni disparate. Gli episodi che ci vengono raccontati non sono certamente inventati dall'autore, ma vengono presi da vari "testi sacri" come il  Mahābhārata e il  Bhagavadgītā,accompagnando il lettore in un viaggio, che pur assumento una sorta di andamento cronologico, mantiene le caratteristiche di un percorso interiore, come un flusso di immagini e pensieri senza tempo, dove la dimensione individuale e quella cosmica si intrecciano continuamente.


Si parte dunque dall'infanzia di Krisha, con la presentazione di un mondo armonioso e idialliaco, dolce e coloratissimo. Il piccolo Krishna è un irresistibile bricconcello pieno di vita e di curiosità. L'infanzia viene presentata come il tempo dell'innocenza e della spensieratezza, dove il mondo è ancora tutto da scorprire. In questa sezione sono memorabili l'episodio in cui Krishna viene sorpreso dalla madre adottiva a rubare il burro e la lotta con il serpente acquatico Kaalia. Nel primo episodio quando Yasoda, la mamma adottiva, cerca di guardargli la bocca piena di burro, vede tutto l'universo accorgendosi, così, di chi fosse il bambino che stava rimproverando. Nel secondo episodio Krishna affronta il serpente Kaalia, reo di avere avvenelato l'acqua del fiume nel quale le mucche del piccolo dio si stavano abbeverando. La lotta si rivela un'occasione per riflettere sulla natura di un essere vivente e sulla necessità per ognuno di seguire il suo Dharma, senza, tuttavia, cedere alla malvagità.
Dopo la dolcezza dell'infanzia, Singh ci presenta la triste storia dei genitori di Krishna, maltrattati dal malvagio Re Kamsa e la conseguente vendetta del giovane Krishna, la passione amorosa per la bella pastorella Radha, la storia della nascita della nascita del dio e, infine, l'epica battaglia di Kurukshetra. Quest'ultimo episodio, espresso con tavole di una potenza visiva devastante, mette in scena la lotta tra i principi Pandava e gli usuraptori del loro regno, i Kaurava. Krishna, essendo imparentato con entrambi le fazioni, deciderà di non schierarsi con nessuna delle due ma di far scegliere ai loro due rappresentanti tra la sua presenza e il suo esercito. Arjuna (Pandava) sceglierà la sua presenza e Krishna sarà dunque il cocchiere del suo carro da guerra, mentre Duryodhana sceglierà il suo esercito. Arjuna, prima dell'inizio della battaglia sarà in preda ad un turbine di dubbi esistenziali e morali, trovandosi di fronte come avversari una schiera composta dai suoi parenti più stretti. A tal punto Krishna infonderà coraggio nell'eroe, ricordandogli l'entità del suo dharma di guerriero e mostrandogli la chiave per la realizzazione spirituale. Dopo l'intervento di Krishna, Arjuna trovò la forza per combattere e portare alla vittoria i Pandava.







Krishna-un viaggio interiore è certamente un'opera che risente fortemente della cultura e della tradizione propria del suo autore, ma, come tutte le opere che hanno a che fare con i temi, il linguaggio e le immagini della mitologia, esprime dei concetti e delle riflessioni che hanno l'ampio respiro di un racconto universale. Nel fumetto di Singh il lettore viene a contatto con episodi che parlano delle coordinate base delle esistenza umana: la curiosità e l'entusiasmo per il mondo nell'infanzia, i tumulti e gli amori della giovinezza, la consapevolezza dell'età adultà, la ricerca di un'armonia con il mondo circostante, il tentativo di trovare un senso alla propria vita e il tentativo di inserirla all'interno di un disegno più grande. Per questo motivo, l'opera in questione, attraverso gli episodi della vita di Krisha diventa un "viaggio interiore" non solo nella coscienza narrata del dio, ma anche ( e soprattutto) in quella del lettore, sollevando un comparto di riflessioni e suggestioni che partono contemporaneamente dalla potenza "mitica" ed evocativa dei testi e dall'espressività delle immagini.


Trattandosi di materiale mitico, i testi di Singh hanno costantemente un'aura poetica ed aforistica, a tratti ermetica, ma sempre costantemente illuminante nella loro forza suggestiva e rappresentativa. Tutto questo si coordina alla perfezione con il comprato grafico, nel quale l'autore mostra uno stile davvero complesso e ricercato. Singh fa ampio uso del digitale e delle possibilità grafiche date dal computer senza confezionare un'opera dall'aria fredda e artificiale. Lo stile dei personaggi e degli ambienti risente sicuramente di un'estetica cartoonizzante, ricordando, per certi versi, alcune delle opere più belle della disney/pixar, soprattutto nella resa dinamica delle fasi più concitate. Tuttavia sono presenti anche notevoli influenze della pittura tradizionale indiana, soprattutto nella costante ricchezza di particolari e in alcuni "affreschi" dal tono mistico/sognante, come nella parte dedicata all'amore tra Krishna e Radha, così come qualche accenno ai comics americani, soprattutto, anche qui, nell'impostazione delle tavole nelle scene di combattimento. Oltre agli splendidi disegni, ciò che rende il volume davvero prezioso è la coloritura, fatta di tonalità accese e luminose, con ombreggiature nette e marcate, che colpiscono gli occhi all'istante con un'immediatezza davvero irresistibile. Sfogliando il volume, la percezione del lettore viene spesso invasa dalla ricchezza e meravigliosità dei dettagli che dapprima lo impressiona come uno shock, per poi  incollarlo alla pagina, nel tentativo di ammirare quanta maestria e quanto splendore siano davanti ai suo occhi.


Per concludere, Krishna-Un viaggio interiore, è un'opera notevolissima, sia dal punto di vista narrativo e contenutistico sia da quello prettamente grafico. L'autore mette in scena una vicenda universale, capace di toccare le corde profonde dell'animo umano,appassionare per il suo ritmo e stupire per la sua dimensione poetica e mistica. Il lettore viene condotto in un viaggio alla riscoperta delle linee e delle domande essenziali dell'esistenza, alla ricerca di uno sguardo armonico sul tutto che solo i miti, per la forma e i contenuti che conservano, riescono ancora a dare.

sabato 16 maggio 2015

 Pillole blu

-"Non chiedere che gli avvenimenti succedano come vuoi tu, ma accontentati di volerli come avvengono"
-"Epitteto non aveva l'aids".




Dopo tanto tempo torno a scrivere su questo blog. In questi mesi di assenza il suono dello schioppettio dei tasti sotto le mie dita è stato come un costante e affascinante ronzio. Un richiamo che riportava la mia attenzione su quel momento di libertà estrema, scrivere immerso nei propri pensieri, che troppo spesso nella mia vita attuale mi è negato dal susseguirsi incessante di impegni, lavorativi e non. Torno quindi a scrivere e lo faccio a proposito di un fumetto (strano).
Scegliere un'opera per dare di nuovo voce a questo blog non è stato facile. Dalla pubblicazione dell'ultimo post ne ho letti tantissimi ( di fumetti) e tanti di questi sarebbero meritevoli di commenti e riflessioni profonde ed accurate. Tuttavia, ahimè, da qualcosa bisogna pur ricominciare. Perciò, per facilitare la mia memoria e i miei polpastrelli fuori allenamento, ho deciso di parlare dell'ultima opera che ho letto, ovvero, Pillole Blu di Frederik Peeters.
Dire HIV, dire Aids, dire "sindrome da immunodeficienza acquisita", è come scoperchiare un'enorme vaso di pandora. Un fantasma terribile che aleggia sulla nostra società occidentale, uno spauracchio ormai inserito nell'immaginario collettivo ancor prima di comprenderne la natura, un angelo sterminatore che ogni anno miete milioni di vite, spesso ricordate solo per riempire con cifre catastrofiche qualche pagina di giornale.
L'Aids, per dare una brevissima definizione, è una sindrome nella quale le difese immunitarie del paziente vengono indebolite dal retrovirus dell' HIV, dando origine ad infezioni croniche, scarsamente sensibili alla risposta immunitaria e che, se non trattate, possono avere un esito fatale. Chi contrae il virus viene denominato sieropositivo e vessa in una sitauzione che può durare per anni senza la manifestazione di sintomi particolarmente evidenti.
Nell'universo mediatico intorno al problema dell'Aids, spesso, la sieropositività è rappresentata come una condizione fortemente discriminanate, in cui i malati sono simili ad appestati, emarginati per la loro pericolosità. C'è diffidenza, c'è paura, pur ormai sapendo che l'HIV è un virus a bassa contagiosità, che per trasmettersi ha bisogno di un'elevata concentrazione di particelle virali, condizione che si verifica praticamente soltanto nello scambio ematico diretto o di altre secrezioni (secrezioni genitali, in particolare).
E' proprio sul tema della paura del contagio e della convivenza con una persona sieropositiva, nel tentativo di costruire un rapporto amoroso, che Frederik Peeters delinea un racconto di grande potenza emotiva. Una storia autobiografica, intima e leggera, per un fumetto che scopre e analizza la patina di timore che avvolge l'Aids, non cercando di  ridimensionarla per forza, ma raccontandola con sincerità e semplicità, senza mai abbandonarsi a toni melodrammatici.


Pillole Blu comincia narrando, come se fosse un diario, l'incontro tra Fred e Cati, due normali post-adolescenti svizzeri ad una festa estiva in una bella villa con piscina. Un incontro che per Fred è tanto significativo quanto sfuggente. Cati colpisce l'immagianzione di Fred come un fulmine a ciel sereno e con la stessa velocità di un fulmine se ne va dalla sua vita. 
Passano gli anni e i due, per puro caso, si rincontrano. Fred sta attraversando un periodo difficile e Cati è madre di un bambino di tre anni da accudire, ex moglie di un uomo da dimenticare e con una malattia con cui convivere. Questa malattia è l'Aids e, oltre a far parte della vita di Cati, fa parte anche della vita di suo figlio. Il bimbo, infatti, è affetto dalla malattia fin dalla nascita e sarà costretto ad una serie di cure che lo accompagneranno per tutta la vita: le pillole blu, appunto.
Tra Cati e Fred, in maniera del tutto leggiadra e casuale, sboccerà l'amore e con la nascita di questo sentimento arriverà per Fred anche l'incontro con lo spettro dell'HIV. 
Da questo momento l'opera sarà un delicato affresco esistenziale che ci parla della ricerca di un equilibrio che possa permettere ai due di vivere il loro amore in armonia e serenità, nonostante il timore dell'Aids. 
Peeters mette su carta le sue paure, i brividi provati negli atti quotidiani, ci mostra i passi verso lo smantellamento delle ipocrisie e dei timori infondati che attanagliano la sua mente. 
Il tema della malattia pervade certamente tutta l'opera, ma l'autore si racconta in una pluralità di sfaccettature in cui l'Aids diventa, poco a poco, solo uno dei tanti elementi sulla quale riflettere. Raccontandosi, Peeters scopre se stesso, si interroga, ci fa partecipe delle sue elucubrazioni, dei suoi pensieri e delle sue emozioni. Entriamo a far parte della complessità di una rete di rapporti in continua ridefinizione. 
Fred è costantemente impegnato a trovare il proprio ruolo nel rapporto amoroso con Cati. Egli, infatti, deve essere "il maschio" su cui la donna può appoggiarsi, deve essere la presenza rassicurante per i suoi momenti bui. Deve inoltre cercare di comprendere il suo ruolo per il bambino di Cati, un figlio che non è il suo e che, nonostante questo, è in naturale ricerca di una figura paterna. Tutti questi elementi si staccano dal tema della malattia, assumendo, di volta in volta, un'autonomia e una pregnanza propria all'interno della narrazione.L'autore racconta tutto con massima semplicità e genuinità, abbandonandosi alle proprie sensazioni e rappresentadole in maniera libera e variegata. Passi poetici, didascalie e allegorie visive fanno di Pillole Blu un'opera ampiamente stratificata anche dal punto di vista dei modi della narrazione. Ecco, allora, che Fred e Cati, seduti sul divano, gallegiano leggeri sulle onde placide di un mare immaginario che li porta lontano o un enorme rinoceronte, bianco e spaesato, che appare all'improvviso alle spalle dei due, simbolo surreale della paura della malattia. A questi flash di grande potenza espressiva, Peeters alterna anche sequenze allegoriche più lunghe, come il lungo dialogo tra Fred e il Mammuth, una sorta di filosofo-psicologo interiore, che cerca di analizzare e fare chiarezza tra i tanti dubbi dell'autore e di mettere ordine negli svariati elementi in gioco nel rapporto tra lui e Cati. 


Passando ora all'aspetto grafico, il tratto di Peeters si caratterizza certamente per la sua semplicità e fluidità volta tutta alla carica espressiva, sopratutto per quanto riguarda le espressioni dei volti e dei gesti dei personaggi. Le figure sono disegnate con linee curvilinee, che a volte appaiono quasi imprecise e sull'orlo di cedere ad accentauzioni più nervose, ma senza mai approdarvi. L'opera, infatti, sembra pervasa visivamente da un'aura di leggerezza che tende all'armonia, pur trasmettendo l'idea di un'inquietudine sempre presente anche se controllata. L'autore evita costantemente l'utilizzo di tinte intermedie, giocando sul contrasto tra bianco e nero. Questa scelta conferisce all'opera un aspetto molto schietto e diretto sia nell'effetto comunicativo sia in quello espressivo.
Per concludere, Pillole Blu, è un gran bel fumetto, capace di affrontare un tema difficile come quello dell'Aids, con un taglio personale e intimo, senza mai cadere in un facile pietismo e in aspetti sensazionalistico-melodrammatici. La narrazione procede come un diario, semplice ed espressiva, senza tuttavia rinunciare ad una stratificazione tematica che, a fine lettura, impressiona per la genuinità con la quale è stata resa. L'aspetto grafico è certamente funzionale alla narrazione e i personaggi di Fred e Cati, con le loro espressioni facciali e i loro gesti, così come le altre figure reali o surreali che popolano l'opera, sono destinate a rimanere a lungo nella testa del lettore. 
Consigliato.